By Simona TarziaIn Politica
Il Rosatellum-bis approda in aula a Palazzo Madama dopo il via libera della Camera, con un iter che si preannuncia veloce data l’urgenza di aprire la sessione di Bilancio.
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Dopo il Porcellum e l’Italicum, dunque, si continua a discutere di legge elettorale, ancora una volta con il Governo che pone il voto di fiducia, a pochi mesi soltanto dalle elezioni politiche e con non poche perplessità.
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Ne abbiamo parlato con Lara Trucco, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Genova, cercando di fare chiarezza su un testo complicato dai tecnicismi e su una scheda elettorale che necessita delle “istruzioni per l’uso”.
Da dove siamo partiti? Dal sistema corrente, perché forse non tutti sanno che, oggi, in Italia, sono in vigore due leggi elettorali diverse, una per la Camera e una per il Senato.
E forse non tutti sanno che il Rosatellum-bis sposta a livello nazionale lo sbarramento per il Senato, in contrasto con l’articolo 57 della Costituzione che prevede l’elezione su base regionale. Si configura un profilo di incostituzionalità?
Una situazione, dunque, che si piega ad esigenze di governabilità e lascia da parte la rappresentanza. Del resto quella dell’Italia è una situazione di democrazia che non si può definire stabile, tutt’al più stabilizzata: in 25 anni, infatti, abbiamo cambiato 6 sistemi elettorali!
Unica nota positiva il fatto di aver escluso il premio di maggioranza: “Si è preso atto che il premio di maggioranza andava a scapito del peso dell’incidenza del voto degli elettori” precisa Lara Trucco che poi tiene a puntualizzare ancora che: “Alla legge elettorale bisogna chiedere di garantire la rappresentatività. La governabilità va cercata per altre strade, a partire dalla forma di governo”.
E le nuove norme sulle quote di genere? Cambiano realmente qualcosa o sono solo uno dei meccanismi che contribuiscono alla prefigurazione del risultato elettorale? Con tutti questi percorsi obbligati dove va a finire la possibilità di scelta dell’elettore?
E poi perché rivedere interamente il sistema? Non sarebbe stato meglio, e molto più veloce, fare una legge di armonizzazione all’insegna della legge che residua al Senato?
Vi sarete chiesti per tutto il tempo perché lo chiamiamo Rosatellum-bis.
Questa è la risposta più semplice: perché prende il nome dal suo ideatore, Ettore Rosato, capogruppo PD alla Camera, che a presentare la nuova legge elettorale ci aveva già provato lo scorso giugno…
Simona Tarzia